Liberi! n.61

Tremi? Porta pazienza, passerà

Un anno d’attesa insostenibile

di Giuseppe Macchi

Ci sono fasi, nella vita di una associazione di volontariato – sono la maggior parte – dove domina l’attendismo, la pacatezza, la negoziazione, l’ascolto. Ci sono invece momenti – raramente, ma sono indispensabili – dove domina l’interventismo, la risolutezza, la reazione all’amarezza. All’Associazione Parkinson Insubria, sede di Varese, stiamo vivendo quest’ultima fase caratterizzata dall’incredulità per come i malati e le loro famiglie possano essere trattati come numeri, come oggetti da posizionare in lista d’attesa per nove, dieci, dodici mesi in sala d’aspetto, mentre tremori e blocchi dominano la scena e scombussolano le famiglie. Andiamo ai fatti, lasciando a voi, cari lettori, le opinioni. Dopo aver incontrato alti funzionari della Sanità locale, i vertici dell’Associazione Parkinson Insubria hanno rotto il silenzio ed hanno espresso tutta la loro preoccupazione nei confronti di un servizio per anni efficiente che ora inizia a mostrare lacune preoccupanti. Motivo d’allarme sono i tempi di attesa per essere visitati dall’Ambulatorio Parkinson dell’Ospedale di Varese di via Monterosa, creato dalle indimenticabili Prof. Emilia Martignoni e presidente Edi Paroni Pennisi, con l’aiuto sensibile di dirigenti quali dott. Tellini e Lucchina ed amministratori come dott.ssa Bottelli, gestito con professionalità negli ultimi anni dall’accoppiata di medici specialisti, dott. Giulio Riboldazzi e dott.ssa Maria Laura Ester Bianchi: dopo aver dimezzato l’offerta dei medici presenti, ora le famiglie vedono dilatarsi ad oltre un anno i tempi di attesa per una visita di controllo; raddoppiati anche i tempi per ottenere dal Cup l’appuntamento per la prima visita. “Da sempre abbiamo preferito dialogo e collaborazione con tutti, dagli Enti locali, alle Aziende Sanitarie, dall’Università agli Ospedali, garantendo spirito di gratuità nel volontariato – esordiscono il fondatore di AsPI Mario Pennisi, la presidente Margherita Uslenghi e il consigliere Francesco Gallo -. E in vent’anni l’Ambulatorio Parkinson di via Monterosa – sintesi dell’azione corale tra Comune, Ospedale e Asl – ha rappresentato un’eccellenza nazionale ed un riferimento professionale per oltre 2500 parkinsoniani del territorio; oggi purtroppo non è più così. Purtroppo la parkinsonologa dott.ssa Bianchi è stata assunta a tempo indeterminato dall’Ospedale di Domodossola, mentre nella struttura sanitaria di Tradate si è dimessa una neurologa che presta servizio a Milano e non è stata sostituita. E dopo anni di collaborazione tra dott.ssa Bianchi e il responsabile dell’Ambulatorio Parkinson, dott. Giulio Riboldazzi, quest’ultimo fino al termine del 2018 è il solo riferimento in via Monterosa, garantendo il servizio ma con tempi più che raddoppiati. È una follia avere garantite visite per calibrare le cure farmacologiche con tempi così lunghi “. “L’8 giugno scorso, su nostra richiesta, abbiamo incontrato i vertici sanitari dell’Asst Sette Laghi, il direttore sanitario Callisto Bravi e la direttrice socio sanitaria, Adelina Salzillo – proseguono dall’Associazione Parkinson Insubria : ci hanno formulato ipotesi e promesso interventi, ultimo dei quali un incarico a tempo determinato di 20 ore per un neurologo con concorso bandito dall’Asst Lariana. La speranza è che si tratti di un parkinsonologo, non di un esperto di cefalee o demenze. Intanto l’Ambulatorio di via Monterosa è affollato, nulla di concreto è stato fatto, mentre ogni giorno riceviamo da famiglie e da medici di base testimonianze di una situazione allarmante per tempi insostenibili dai malati della grave patologia cronica degenerativa che non possono attendere un anno. Noi come As.P.I. Varese continuiamo il nostro compito erogando ogni tipo di servizio a titolo di volontariato e con spirito di gratuità, ma restiamo amareggiati ed impotenti di fronte all’immobilismo di un centro d’eccellenza dell’Ospedale di Varese. Non è possibile restare in silenzio e di fronte all’eliminazione di servizi efficienti, solo con la motivazione del taglio dei costi. La Sanità dipende dalla Regione Lombardia – concludono amareggiati Mario Pennisi, Margherita Uslenghi e Francesco Gallo – e, da sindaco di Varese, l’Avvocato Attilio Fontana, oggi presidente del consiglio regionale, si è sempre dimostrato sensibile e a conoscenza dei disagi e delle esigenze inderogabili dei malati di Parkinson e delle loro famiglie. Siamo certi che questo grido di dolore giungerà presto, prestissimo, anche a Palazzo Lombardia“.

LIBERI! N. 61

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