Liberi! n.58

Caregiver familiare

di Giancarlo Nazari

Quando si pensa alla malattia, inevitabile che la mente si focalizzi sul paziente che ne viene colpito. Ma, in genere, si tratta di disturbi che si risolvono nel breve periodo, e che non compromettono più di tanto la normale esistenza dei famigliari.  Purtroppo, non è sempre così: per alcune malattie non esiste la data di scadenza (più facile, invece, che si aggravino con il passare del tempo) e questo impone una radicale modifica dello stile di vita di coloro che si assumono i gravosi compiti dell’assistenza. Particolarmente impegnativi nel caso dei Parkinsoniani, che devono essere seguiti praticamente per tutto l’arco della giornata, e che spesso non dispongono delle risorse economiche necessarie per delegare a figure professionali qualificate un lavoro “full time” da retribuire adeguatamente. Da qui la figura del caregiver familiare: una persona che  si trova improvvisamente ad affrontare una situazione difficile, e che almeno nell’immediato non possiede le conoscenze necessarie per gestirla senza lasciarsene travolgere. Inevitabile, comunque, una  modifica radicale delle abitudini e dello stile di vita: anche se è talvolta possibile mantenere il lavoro (magari con espedienti tipo “part time” o trasformando l’abitazione in una succursale dell’ufficio) la presenza costante del malato obbliga a pesanti rinunce  sul piano personale. Con la consapevolezza che non esiste speranza di guarigione, e da qui la frustrazione ed il senso di impotenza che sono l’anticamera delle malattie da stress. Anche per queste, purtroppo, non esistono medicine efficaci: l’unico rimedio è la prevenzione, ed il caregiver familiare deve essere capace, sia pure per pochi momenti della giornata, di prendersi qualche spazio senza per questo sentirsi in colpa. Lo dicono gli esperti del recente convegno tenutosi a Legnano, lo dicono le testimonianza raccolte  nelle famiglie, lo dicevano gli antichi Romani (medice, cura te ispsum): i caregiver familiari hanno il diritto-dovere di ritagliarsi qualche momento tutto per loro, nella consapevolezza che, fatto questo, saranno meglio in grado di affrontare la loro difficile realtà.

LIBERI! N.58

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