Il farmaco “SINEMET” prezioso come l’oro. Anzi di più.
Esami di coscienza e penosi atti di forza
di Margherita Uslenghi
Non sono problematiche di poco conto quelle che hanno affrontato e stanno dibattendo le famiglie dei 450 mila pazienti italiani affetti da malattia di Parkinson. Sta facendo ancora discutere la brutta storia del farmaco Sinemet. Reso raro come il tartufo, a primavera divenne introvabile nelle farmacie italiane come un diamante scomparso. Purtroppo, in Italia, non vi è un generico di Levodopa/Carbidopa che è invece presente all’estero. A metà primavera quindi ad inizio estate viene imposto dall’Aifa (agenzia italiana del farmaco) il proprio ritorno a disposizione delle persone che ne sono, purtroppo dipendenti. Ritorno imposto in Italia da un veto coercitivo ed allarmante riportato anche sulla gazzetta ufficiale: impossibilità ad esportare il farmaco da parte della Casa produttrice non prima di aver rifornito adeguatamente le farmacie italiane. Un caso davvero preoccupante e singolare, sul quale ci sarebbe da ironizzare se non fosse invece da prendere di petto con rigore e durezza, giacché la levodopa/carbidopa contenuta nel Sinemet è l’elemento essenziale per molti dei nostri amici parkinsoniani (alcuni nostri lettori ne assumono 7/10 compresse al giorno). Tutto ebbe inizio nel marzo 2019, da quando il farmaco cominciò a scarseggiare sugli scaffali delle farmacie. Ci riferiamo al Sinemet 100+25 giallo e a quello 250+25 azzurro, prodotto dalla Merk Sharp Dome. Alcuni medici neurologi parkinsonologhi come il responsabile dell’Ambulatorio Parkinson dell’Ospedale di Varese, dott. Giulio Riboldazzi, hanno prescritto sostituzioni temporanee del Sinemet a pronto a rilascio con assunzioni personalizzate e ben calibrate del Madopar ecc., ma non tutte le persone affette dal Parkinson hanno reazioni identiche e poi anche il Madopar è divenuto raro sui banconi farmaceutici. Si tratta comunque di soluzioni provvisorie a situazioni allarmanti, non siamo in una cucina dove in caso di mancanza del sale sulla carne ci prodighiamo nell’aumentare il carico di erbe aromatiche. La gente chiede di poter proseguire ad assumere il farmaco che ha sempre preso con f iducia. La malattia di Parkinson non è una cosuccia, le modifiche terapeutiche le fa il medico. Non si può cambiare un farmaco a decine di migliaia di persone con istruzioni via internet. Suvvia, siamo seri…