Mai arrendersi
di Giancarlo Nazari
Una promettente carriera: un ingaggio della Lotus per correre in Formula Uno perché, in una sessione di prove, aveva battuto tutti gli altri condidati realizzando tempi ancora migliori di quelli di Michael Schumacher. Ma una serie di circostanze sfortunate lo aveva penalizzato: prima un investimento mentre andava in bicicletta per le vie di Bologna, poi un incidente durante le prove del Gran Premio del Belgio che, per la notevole forza che si era scaricata sulla sua schiena, gli aveva aumentato la statura di ben tre centimetri. Ma il peggio doveva ancora venire. Il 15 settembre 2001, a tredici giri dalla fine di una gara del campionato Kart sul circuito di Lausitzring, perse il controllo della sua Reynhard-Honda e venne investito perpendicolarmente nella parte anteriore, dove erano alloggiate le gambe. Inevitabile la loro amputazione, e la sostituzione con protesi in metallo, ma Alex Zanardi (è di lui che stiamo parlando) non si perse d’animo. Scherzando sulla sua menomazione affermava che, in caso di un nuovo incidente, sarebbe bastato l’uso di una chiave a brugola per rimetterlo in piedi, e che poteva camminare scalzo sulle pozzanghere senza rischiare di prendersi un raffreddore. Un atteggiamento positivo verso la vita e le sue avversità tradottosi nella partecipazione alle gare per atleti disabili, nello specifico quelle di handbike, vincendo l’oro ai XIV Giochi paralimpici estivi di Londra del 2012 sia nella gara a cronometro sul circuito di Brands Hatch sia nella prova su strada. Successi che gli avevano fruttato la nomina a portabandiera azzurro per la cerimonia di chiusura dei Giochi e il riconoscimento di “Atleta del mese” in un sondaggio online del Comitato Paralimpico Internazionale. Tutto finito? Davvero no: a quasi cinquant’anni è nuovamente salito sul gradino più alto alle Paralimpiadi di Rio: una dimostrazione (se ce ne fosse bisogno) che un atteggiamento positivo anche quando si è costretti ad affrontare eventi drammatici aiuta ad accettarli per quello che sono, ed uno stimolo a cercare nuove strade e “tirare fuori” il meglio che c’è in ciascuno di noi.