Liberi! n.71 – Giugno 2023

Il primato della ricerca e l’esigenza del dialogo tra medico e paziente

La ricerca scientifica in campo medico può dare un grande contributo a trovare soluzioni che contemperino lo sviluppo economico di oggi con i bisogni delle generazioni future. L’evoluzione tecnologica, la ricerca ed il progresso delle conoscenze genetiche e molecolari hanno di fatto trasformato la medicina tradizionale in una “medicina di specializzazione”. Questo cambiamento ha interessato tutte le aree della medicina, ma ha avuto notevole impatto nelle neuroscienze cliniche, quali la neurologia. Con moderne tecniche oggi possiamo tracciare mappe del cervello e definire reti di neuroni che si attivano in funzione dei compiti che questo organo deve governare. Questi studi possono essere applicati al cervello sano per comprenderne il funzionamento nei comuni atti della vita quotidiana, ma e evidente che il principale campo di applicazione e quello della diagnosi e della cura delle malattie neurologiche, sia acute come l’ictus cerebrale e l’epilessia sia croniche quali la malattia di Parkinson, Alzheimer e tutte le affezioni infiammatorie del cervello. Grazie alla tecnologia possiamo affrontare prima e meglio le malattie del cervello legate all’invecchiamento. Questo nuovo approccio alle malattie del cervello richiede per neurologi, neurochirurghi, psichiatri e ricercatori una conoscenza sempre più specifica ed approfondita con la conseguente necessita di saper collaborare dialogando attraverso un linguaggio comune.

Qui si impongono tre aree di grande importanza nelle quali il linguaggio e l’educazione ad un dialogo comune porti ad una soddisfacente comprensione reciproca e a risultati concreti:

  1. La capacità finanziaria deve essere alla base di ogni centro di ricerca medico scientifica in un Paese che si ritiene moderno ed evoluto. Qui si innestano riflessioni che toccano da vicino le priorità che ogni Governo si pone e tutti devono sforzarsi nel realizzare progetti concreti e finanziati che abbiano a cuore una visione lungimirante del proprio Stato e della sua popolazione. Qui la miopia diventa una colpa grave per governanti.
  2. Un nuovo dialogo tra discipline che si occupano del cervello in modo “scientifico” e quelle umanistiche che hanno una sorta di visione olistica con la funzione di questo organo;
  3. Il tema antico, ma sempre attuale, dell’educazione al dialogo medico-paziente è sicuramente un cardine inamovibile della medicina, soprattutto in campo neurologico.

Riguardo al secondo punto – quello del rapporto tra neuroscienze e scienze umanistiche – siamo sicuramente ai primordi di un dialogo che va sviluppato in tempi rapidi. La rivoluzione della genomica e i progressi delle neuroscienze nella comprensione del cervello umano rappresentano due fattori, al fine di realizzare, come afferma il grande neuro scienziato e premio Nobel per la Medicina, Eric Kandel, l’aspirazione della scienza a un nuovo Umanesimo, nell’intento di migliorare non soltanto le cure mediche, ma di mutare la visione di noi stessi e degli altri. Ci stiamo avviando verso un nuovo tipo di medicina con diagnosi e trattamenti “personalizzati”, portandoci a concepire il paziente come una Persona” e non più come uno dei tanti “casi patologici” da curare. Il terzo punto è quello dell’antico ruolo della cultura nel dialogo e rapporto medico-paziente. Con la malattia, il soggetto diventa fragile, indifeso, insicuro, ansioso. Nei confronti del medico assume un ruolo di dipendenza psicologica, di sottomissione. Oltre ad essere rispettoso e gentile e comprensivo,
il medico, ed in particolare il neurologo, deve “saper comunicare”. Forse la prima necessità è parlare con verità, ma l’altra esigenza è comunicare con tatto e sensibilità, sapendo cogliere le aspettative e le reazioni del paziente e del familiare che ci si trova davanti. In caso contrario, il dialogo assume un risultato negativo.

Comunicare col paziente in modo positivo per alcuni medici è quasi innato, ma per altri è un processo che si apprende con studio ed esperienza, ma la disponibilità personale ad affrontare questo tipo di formazione è il requisito fondamentale per una medicina al passo con i tempi e realmente a misura d’uomo.


Giuseppe Macchi