Quest’anno la giornata nazionale Parkinson si celebrerà in tutta Italia sabato 25 novembre 2023
AsPI Varese in occasione di questa giornata organizza due eventi e invita tutti a prenderne parte.
1° Evento
Un seminario che si svolgerà presso la sala del CVV (Coordinamento Volontariato Varese) di via P. Maspero 20, a partire delle ore 09.30 . Titolo del Seminario:
Presso il Salone Estense di Varese, sabato 25 novembre, ore 18.00 , si terrà un concerto eseguito dai solisti della Camerata Ducale di Vercelli diretti dal Maestro Guido Rimonda. Il concerto, con entrata a offerta libera per l’Associazione Parkinson Insubria, avrà inizio alle ore 18.00. Per contatti telefonare al 327 293 7380 di AsPI.
Caro Lettore, Cara Lettrice, l’Associazione si pone il fine di alleviare i disagi delle persone affette dalla malattia e dei loro familiari con la realizzazione di molteplici attività ed iniziative come: contatti diretti, telefonici, epistolari, convegni, fisioterapia, logopedia, tai-chi, nordic walking, vacanze terapeutiche, gestione del tempo libero, redazione del periodico “Liberi!” ed… altro. Il tutto nei limiti delle disponibilità economiche a disposizione. Puoi contribuire alla realizzazione delle nostre finalità ed attività donando una qualsiasi somma, fiscalmente deducibile o detraibile, e puoi farlo:
donando il 5 per mille, specificando il codice fiscale 95061570123 nell’apposito riquadro previsto nel 730, Unico e CU.
Il primato della ricerca e l’esigenza del dialogo tra medico e paziente
La ricerca scientifica in campo medico può dare un grande contributo a trovare soluzioni che contemperino lo sviluppo economico di oggi con i bisogni delle generazioni future. L’evoluzione tecnologica, la ricerca ed il progresso delle conoscenze genetiche e molecolari hanno di fatto trasformato la medicina tradizionale in una “medicina di specializzazione”. Questo cambiamento ha interessato tutte le aree della medicina, ma ha avuto notevole impatto nelle neuroscienze cliniche, quali la neurologia. Con moderne tecniche oggi possiamo tracciare mappe del cervello e definire reti di neuroni che si attivano in funzione dei compiti che questo organo deve governare. Questi studi possono essere applicati al cervello sano per comprenderne il funzionamento nei comuni atti della vita quotidiana, ma e evidente che il principale campo di applicazione e quello della diagnosi e della cura delle malattie neurologiche, sia acute come l’ictus cerebrale e l’epilessia sia croniche quali la malattia di Parkinson, Alzheimer e tutte le affezioni infiammatorie del cervello. Grazie alla tecnologia possiamo affrontare prima e meglio le malattie del cervello legate all’invecchiamento. Questo nuovo approccio alle malattie del cervello richiede per neurologi, neurochirurghi, psichiatri e ricercatori una conoscenza sempre più specifica ed approfondita con la conseguente necessita di saper collaborare dialogando attraverso un linguaggio comune.
Qui si impongono tre aree di grande importanza nelle quali il linguaggio e l’educazione ad un dialogo comune porti ad una soddisfacente comprensione reciproca e a risultati concreti:
La capacità finanziaria deve essere alla base di ogni centro di ricerca medico scientifica in un Paese che si ritiene moderno ed evoluto. Qui si innestano riflessioni che toccano da vicino le priorità che ogni Governo si pone e tutti devono sforzarsi nel realizzare progetti concreti e finanziati che abbiano a cuore una visione lungimirante del proprio Stato e della sua popolazione. Qui la miopia diventa una colpa grave per governanti.
Un nuovo dialogo tra discipline che si occupano del cervello in modo “scientifico” e quelle umanistiche che hanno una sorta di visione olistica con la funzione di questo organo;
Il tema antico, ma sempre attuale, dell’educazione al dialogo medico-paziente è sicuramente un cardine inamovibile della medicina, soprattutto in campo neurologico.
Riguardo al secondo punto – quello del rapporto tra neuroscienze e scienze umanistiche – siamo sicuramente ai primordi di un dialogo che va sviluppato in tempi rapidi. La rivoluzione della genomica e i progressi delle neuroscienze nella comprensione del cervello umano rappresentano due fattori, al fine di realizzare, come afferma il grande neuro scienziato e premio Nobel per la Medicina, Eric Kandel, l’aspirazione della scienza a un nuovo Umanesimo, nell’intento di migliorare non soltanto le cure mediche, ma di mutare la visione di noi stessi e degli altri. Ci stiamo avviando verso un nuovo tipo di medicina con diagnosi e trattamenti “personalizzati”, portandoci a concepire il paziente come una Persona” e non più come uno dei tanti “casi patologici” da curare. Il terzo punto è quello dell’antico ruolo della cultura nel dialogo e rapporto medico-paziente. Con la malattia, il soggetto diventa fragile, indifeso, insicuro, ansioso. Nei confronti del medico assume un ruolo di dipendenza psicologica, di sottomissione. Oltre ad essere rispettoso e gentile e comprensivo, il medico, ed in particolare il neurologo, deve “saper comunicare”. Forse la prima necessità è parlare con verità, ma l’altra esigenza è comunicare con tatto e sensibilità, sapendo cogliere le aspettative e le reazioni del paziente e del familiare che ci si trova davanti. In caso contrario, il dialogo assume un risultato negativo.
Comunicare col paziente in modo positivo per alcuni medici è quasi innato, ma per altri è un processo che si apprende con studio ed esperienza, ma la disponibilità personale ad affrontare questo tipo di formazione è il requisito fondamentale per una medicina al passo con i tempi e realmente a misura d’uomo.
Abitare se stessi.Una condizione per dare qualità alla vita.
L’uomo da sempre esprime la propria esigenza di esistere attraverso un’etica (ethos) ovvero un modo di essere e vivere con gli altri ma anche e innanzitutto con sé stessi.
Quello che stiamo vivendo è indubitabilmente un periodo di grandi disagi di ogni sorta. Non solo disagi dovuti alla pandemia da Covid, che da tanto tempo ormai ci esaspera, ma anche da quel processo culturale subdolo per il quale il mondo ci induce o meglio ci sta costringendo a perdere le caratteristiche proprie e i comportamenti peculiari di ciascuno di noi per uniformarci alle tendenze dominanti. Eppure nonostante questo non ci sappiamo fermare.
“Non ho tempo” è uno dei ritornelli tipici della nostra società, cioè non ci sappiamo fermare. Ma perché mai siamo così, mi domando. In mezzo a tanto frastuono, e i mezzi di comunicazione hanno le loro responsabilità a crearne parecchio, si è persa la capacità di ascoltare se stessi. Se non ci lasciamo vivere, quando non permettiamo ad altri di decidere e pensare per noi, se non beviamo tutte le certezze preconfezionate che ci vengono propinate forse potremmo accedere a gustare la nostra vita interiore.
Dico questo anche in considerazione che il Parkinson, con il quale abbiamo a che fare, ci pone tanti condizionamenti e abbiamo cominciato a prenderne coscienza da quando ci siamo conosciuti, vuoi per accompagnare i nostri cari a fare le attività proposte dall’AsPI, vuoi andando a bere il caffè insieme e vuoi anche grazie ai gruppi di Parola che sicuramente continueranno dopo le ferie.
Dopo questa breve digressione torniamo al tema principale: “Non sappiamo ascoltarci”. A poco vale ricercare l’ascolto altrui senza ascoltare se stessi. L’ascolto altrui, purché competente, non può che aiutare a ritrovare la strada dell’ascolto della nostra vita interiore. Concentriamoci, per avere una vita interiore cioè vivere in sé umanizzandoci, costruendo la propria personalità trovando un senso, un significato alla vita, per essere soggetti autonomi ma responsabili.
Oggi purtroppo siamo arrivati a definire la nostra società con una metafora che definisce l’etica dei comportamenti: liquida. La società odierna non è solo liquida cioè senza stabilità di principi e virtù e dove i poteri si allontanano sempre più da qualche possibilità di controllo ma anche individualista. Osserverete anche voi come al giorno d’oggi nella società, nel mondo, la tendenza sia quella di far prevalere in modo insistente gli interessi individuali e personali su quelli collettivi. Questo atteggiamento spasmodico ci costringe al centro di tutto ciò che accade, scostandoci decisamente dalle considerazioni altrui e dagli altrui punti di vista. Non è pensabile che io possa valere come l’altro non credendo nell’uguaglianza dell’umanità. Questo comportamento non fa altro che indebolire la società con le ovvie e constatabili conseguenze.
La nostra Associazione non mira solamente a fornire un servizio d’informazione sull’evoluzione e cura della malattia ma vuol porsi come punto di riferimento per rispondere alle esigenze di socialità, per ammalati e famigliari che si vogliono mettere in gioco. Fin dalla sua fondazione gli associati AsPI vivono momenti comunitari. Per ovvie conseguenze di questa malattia, che progressivamente ma costantemente ci rende meno padroni delle nostre facoltà, tendiamo ad allontanarci dalla vita comunitaria. Quello che sta avvenendo ultimamente e provvidenzialmente è un movimento di controcorrente rispetto alle considerazioni fin qui fatte che investono la nostra società. Sta avvenendo un fatto sorprendente che dall’esperienza pluriennale di appartenenza all’AsPI non si era mai verificato con così tanta evidenza e veemenza.
Stiamo costruendo assieme una società di benessere nonostante… Ci stiamo educando un po’ inconsapevolmente, e questo è apprezzabile, ad ascoltare il nostro io troppo condizionato dal P. e non parlo solo degli assistenti famigliari ma anche dagli ammalati che cominciano a distrarre la loro attenzione da quel tipo invadente per ascoltare un po’ più sé stessi.
Diciamo pure che questo processo sta avvenendo grazie all’atteggiamento di condivisione, all’attività in comune, all’empatia scaturita sorprendentemente superando la titubanza iniziale a lasciarci coinvolgere; all’attività svolta nei gruppi di parola, alla simpatia delle nostre speciali e professionali volontarie, ai caffè distensivi o ai convivi (vivere-insieme), potete continuare voi…
Pur se immersi in questa cacofonia del mondo che ci circonda sta avvenendo una cosa semplicemente meravigliosa: l’ascolto di sé e degli altri. La cacofonia genera rumore ma l’ascolto genera musica, la musica che ci accompagna piacevolmente, ci rasserena e ci concilia con ciò che ci assilla tremendamente: stiamo educandoci ad abitare con noi stessi. Non è libertà?
Carissimi Soci, anche quest’anno siamo stati invitati a partecipare all’iniziativa solidale PARKINSON CUP edizione 2022che si svolgerà nei giorni 17-18-19 Dicembre 2022 in parte a Varese e in parte a Gavirate. Trattasi di evento promosso da ASSOCIAZIONE MY WAY.
Come As.P.I. Varese odv siamo stati invitati a partecipare alla iniziativa sia come spettatori degli eventi in programma (convegni medico scientifici, tornei di tennis, sitting volley, partita di calcio tra medici) sia come partecipanti al torneo di bocce.
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