Parkinson e Covid, tanto differenti quanto simili: ripartiamo dalle persone
Nel giro di valzer degli ultimi due anni – praticamente quelli della pandemia – spesso abbiamo sentito parlare dell’importanza di essere solidali, resilienti, capaci di saperci adattare alle situazioni critiche cogliendo però gli elementi in nostro favore. Insomma, viviamo un’epoca in cui diventa vincente saperci muovere nel rispetto degli altri e di un tempo che ha stravolto la vita di molti, se non quasi di tutti.
Tutti, dal febbraio 2020 ad oggi, abbiamo mutato abitudini, adattato i nostri comportamenti, attuato quella saggezza e razionalità suggerita dalla necessità incombenti. A tutti i livelli, tra veti, mascherine, assembramenti, accessi contingentati, misure di prevenzione.
All’inizio la paura e l’impreparazione ci paralizza. Poi la presa di coscienza scatena la mobilitazione, l’attenzione alle cure sanitarie, alle terapie farmacologiche e riabilitative. Lo spirito di reazione fa la differenza e intorno al malato è auspicabile si formi un concorso di mutuo aiuto, di affettuoso e scambievole dialogo ed intervento tra famiglie che vivono simili realtà e valide realtà socio – sanitarie e di volontariato come As.P.I. che suggeriscono i migliori antidoti per vivere e contrastare al meglio la malattia di P. al punto da beffeggiarla e ridurre al minimo i disagi, se possibile. Vince così la resistenza dinamica.
Certamente la pandemia da Covid-19 ha provocato 140mila decessi in Italia in breve tempo ed un clima di paura generalizzata in una popolazione vasta, di varia età e trasversale, intaccando la salute di persone sane e peggiorando terribilmente quella di coloro che già erano fiaccati dalle malattie.
Ma lo spirito base di riorganizzazione familiare e mobilitazione e il criterio di reazione per contrastare sia il Parkinson sia il Covid-19 sono simili, ascoltando ed attuando i pareri dei ricercatori, i pareri della Comunità scientifica. E tra le reazioni più evolute e produttive che pandemia e Parkinson ci impongono certamente esiste una progressiva dismissione del superfluo dalle nostre vite: quegli orpelli che spesso appesantivano il cammino e confondevano il raggiungimento della meta oggi i sociologi sostengono siano stati in gran parte depurati dalla quotidianità.
Come del resto sono stati rafforzati i valori vincenti della cooperazione e della mutualità: questi non sono mai stati richiamati così tanto come nell’ultimo anno e mezzo. E allora certi slogan
sono divenuti refrain ricorrenti: “Nessuno si salva da solo, tutti navighiamo sulla stessa barca, tutti dobbiamo sforzarci nell’individuare soluzioni per il bene comune”.
Ecco perché, pur con disagi e la natura diametralmente differente tra Covid e Parkinson, la capacità di reazione e mobilitazione davanti al disagio ha suscitato riflessioni comuni e cambio di passo verso ripartenze che puntano alla qualità e ai valori autentici della Persona.
Resta una realtà incontrovertibile: quando un malato soffre di Parkinson, mette a dura prova tutta la resistenza della famiglia; quando nella società si scatena una pan
Pandemia ciascuno si spaventa e tende a chiudersi; subito dopo però ad aprirsi e a fare cerchio, a trovare soluzioni positive e tendenzialmente risolutive. Tutti dobbiamo fare Comunità, capire
come condividere il disagio, aiutarci nell’uscita dal tunnel e ripartire insieme. Con spirito solidale.
Dalla presidenza e consiglio direttivo dell’Associazione Parkinson Insubria Onlus, dalla direzione e dalla redazione del periodico LIBERI!, cogliamo l’occasione per unirci in un abbraccio (anche se virtuale) a tutti i lettori e a coloro che, nel corso dell’anno, ci sostengono a vari livelli, istituzionali e di volontariato. Porgiamo a tutti i
più affettuosi AUGURI di S. NATALE e di un anno 2022 migliore e ispirato alla gioia.
Giuseppe Macchi